Fave nell’orto: quando si seminano?

fave

Originarie dell’Asia minore le fave sono dei legumi dalle molteplici qualità. Nutrizionali per via delle proteine vegetali che contengono e agrarie per via della loro capacità di rilasciare azoto nei terreni in cui vengono coltivate.

In questa guida scopriremo come seminare e prendersi cura delle fave, dalla messa a terra del seme fino alla raccolta dei baccelli. Per altre guide visita la sezione ortaggi o aromatiche a seconda di cosa desideri coltivare. Grazie per l’attenzione e buona lettura. 🙂

Sommario

Quando si seminano le fave?

Le fave vanno seminate, rigorosamente a terra, tra febbraio e marzo assicurandosi di usare tunnel o coperture simili per evitare che il freddo eccessivo danneggi i semi. Nelle regioni meridionali la semina si può ripetere a ottobre e a novembre.

Di che terreno hanno bisogno le fave per crescere?

La pianta di fave si adatta ad ogni tipo di terreno e non è capricciosa per quanto riguarda i nutrienti disponibili, l’unica cosa a cui bisogna prestare attenzione è che l’area di semina non sia soggetta a ristagni idrici.

Come si seminano le fave?

La semina deve avvenire a terra in buche contenenti 2-3 semi ad una profondità di 2-3 cm, la distanza tra una buca e l’altra deve essere di 20 cm mentre tra una fila e l’altra di 60-70 cm.

Quanto tempo impiegano le fave per germogliare?

Il tempo di germinazione può variare dagli otto ai dodici giorni a seconda della temperatura esterna. (ideale oltre ai 20°c, minima 10°c).

Come ci si prende cura delle fave?

La rimozione delle erbacce e la zappatura del terreno intorno alla pianta sono le operazioni base per la sua manutenzione. Di tanto in tanto sarà necessario rincalzare le fave, accumulare terra al piede di una pianta per sostenerne la crescita, per proteggerle dal freddo e dal vento ma è evitabile se si semina a ridosso di un muretto, una siete o una casa.

Quando si raccolgono le fave?

120 giorni dopo la semina le fave potranno essere raccolte scalarmente per i successivi 80 giorni. I baccelli devono essere ben formati e rimossi possibilmente con l’ausilio di forbici in modo tale da non danneggiare la pianta.

Questo passaggio si può ignorare nel momento in cui la pianta ha terminato il suo ciclo vitale e deve essere rimossa. La raccolta frequente favorisce una produzione costante.

Ogni quanto bisogna innaffiare le fave?

A meno che non vi siano dei periodi di siccità grave le fave non necessitano di irrigazione. Se proprio gli si vuole dare dell’acqua è meglio farlo quando il terreno è molto secco, altrimenti è meglio lasciare stare.

Quali sono le esigenze nutritive delle fave?

Come detto in precedenza e come si è sicuramente intuito leggendo l’articolo fino a questo punto, le fave non necessitano di molte cure e l’eventuale concimazione del terreno non fa eccezione. Se lo si desidera volendo si potrebbero somministrare al terreno letame e concimi ternari ma non è indispensabile.

Con cosa si possono consociare le fave?

È bene NON consociare le fave dato che tendono ad attirare molti afidi e altri insetti simili che potrebbero intaccare gli altri ortaggi.

Per quanto tempo è possibile conservare le fave per la semina?

La germinabilità delle fave è di 3-4 anni ma per poterle conservare in maniera adeguata è bene farle essiccare al sole per qualche giorno. Posizionandole sopra dello scottex, uno straccio da cucina o simili e lasciandole esposte al sole per 2-3 giorni riportandole in casa alla sera. Quando al tatto e alla vista risulteranno “dure” e con la buccia leggermente increspata saranno pronte per essere messe da parte.

Come conservare le fave

Il metodo migliore per conservare le fave consiste nell’essiccarle (durata media 12 mesi) tramite apposita attrezzatura o nel metterle in freezer dato che vanno rapidamente a male.

Rotazione

La pianta di fave non segue se stessa tuttavia, come fagioli e piselli, è una “coltura miglioratrice” cioè una pianta capace di migliorare le qualità organiche del terreno su cui cresce.

Ne consegue che il terreno in cui si è seminato potrà essere utilizzato l’anno successivo per altri ortaggi a patto che non si tratti di altre leguminose.

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